
LA PARROCCHIA DI BOTTO
Botto di Trivero fu una delle tante piccole parrocchie erette da Mons. Losana e una delle ultime sorte sul territorio triverese. Il suo oratorio dedicato alla Madonna sotto il titolo specifico della Visitazione a S. Elisabetta (donde il titolo antico di «S. Maria Elisabet»),ha origini che risalgono al sec. XVI e fu edificato dagli abitanti delle frazioni Botto e Vaudano. Ricostruita la chiesa e aumentati gli abitanti, nel 1665 i frazionisti richiesero al Vescovo di poter avere un cappellano per la Messa festiva, che essi si impegnavano a stipendiare. Motivo della richiesta la distanza dalla chiesa parrocchiale di Trivero. Si legge nella Visita Pastorale di tale anno: «Familie habitan. jn circutu sunt triginta, Anime circiter 200 et ob distantiam cipue tempore hiemali Petitur facultas celebrandi diebus festis per Cappellanum deputandum que videtur concedenda dummodo statuatur merces condigna per habitan. tribuenda et Capell. approbetur et exerceat doctrinam Xpianam et si fieri poterit audiat confessiones …». Il Vescovo concedeva la Messa festiva, ma solo per il periodo invernale.
In seguito le entrate aumentarono, anche a motivo di lasciti di terreni, e nel 1681 il Vescovo permise che il cappellano celebrasse tutte le feste dell’anno. Lo conferma anche la Visita Pastorale di tale anno: «Visitavit Oratorum S. Marie Elisabet in cantono de Bot … Habet nonnulla bona stabilia, ex quibus percipiuntur redditus quinque librarum. Ex solito cellebratur singulis diebus festivis ex elemosinis hominum de Cantono predicto. Dictus Cantonus distat a matrice millarium et ultra cum difficultate trium rivolurum, nivum et glaciei, quo tempore fere omnes de Cantono non audiunt missam ob difficultatem et Habet etiam redditus decem librarum pro fundo tot censuum in loco Triverij … Oblationes seu elimosina que funt in dicto oratorio implicantur ad utilitatem ecclesie cum consensu Parochi».
In questo tempo l’oratorio era diventato un piccolo santuario mariano, a cui accorrevano i devoti anche dalle borgate vicine, in ringraziamento di grazie ottenute per intercessione della Madonna, come testimoniavano i numerosi quadri votivi allora appesi alle sue pareti. Lo leggiamo nella citata Visita Pastorale del 1665: «Visitavit inde Oratorium S. Marie Elisabet … Eccl.ia vere pulchra et prepolita et ad eam asseritur magnum adere concursum populi ad vota redden. ob varias gratias impetratas, ut ex varijs votis appensis …». Alla fine del secolo questo carattere devozionale era già scomparso, e fino alla fondazione della parrocchia, l’oratorio di Botto rimase una cappellania a beneficio dei frazionisti di Botto. Vaudano e Pot. Fautore e fondatore della parrocchia fu D. Bartolomeo Ubertalli, ultimo cappellano e poi primo . La popolazione nel 1839.era salita a 600 persone e come primo passo si incominciò a cercare fondi per costruire la dote della erigenda parrocchia. L’oratorio aveva un capitale di £. 7.000, D. Ubertalli ne offrì altrettante, 3.000 si raccolsero tra i frazionisti, 1.000 furono offerte dal Vescovo mons. Losana, si aggiunsero ancor altre 2.000 e si riuscì a formare una dote di £. 20.000.
Il 9 luglio 1839 veniva stipulato nel palazzo vescovile di Biella il contratto di fondazione del beneficio parrocchiale. Nell’atto si legge: «… per strumento delli 4 gennaio 1839, il sig. D. Bartolomeo Ubertalli … per considerazione della grande distanza che vi esiste dalli Cantoni aggregati alla Cappellania di Santa Elisabetta, eretta nel luogo denominato Botto, ove egli trovasi Cappellano, per recarsi alle funzioni parrocchiali nella Chiesa matrice di Trivero e ricevere li Santissimi Sacramenti, assegnò la somma di £. 7.000 (settemila) pagabili … parte ora … parte al decesso suo e di quello di suo Padre e di sua sorella Paolina, onde quella Chiesa potesse venir erretta in Parrochia e, a tal effetto, per assicurazione ipotecò alcuni stabili suoi situati nel territorio di Portula … Animati da eguali considerazioni li Particolari dei predetti Cantoni denominati Botto, Vaudano e Pot, con scrittura privata del primo aprile corrente anno, che si manda inserire al presente, si sono obbligati di pagare per lo stesso oggetto la somma ivi specificata (£. 3.000). E siccome a compimento di £. 3.000 si dovrebbe ancora aggiungere £. 400 circa, il Botto Michele, nella sua qualità di Priore, si obbliga di esigere tanti crediti dell’Oratorio arretrati per portare a compimento il Capitale e ciò fra tutto il corrente anno. Venendo così la Congrua Parrocchiale ad essere portata al Capitale di Lire 20.000 compresa quella di £. 7.000 risultante dai censi e crediti dell’Oratorio, altra di £. 1.000 valore degli stabili al medesimo appartenenti; altra eguale somma di £. 1.000 valore del bosco infruttifero esistente negli stessi beni e finalmente quella di £. 1.000 che Mons. Vescovo assegna per tale erezione …
La Congrua sarà amministrata dagli Amministratori della Chiesa li quali pagheranno al Parroco, di semestre in semestre, l’annualità di £. 1.000 … La Parrochia si intenderà di libera collazione del Superiore Ecclesiastico …
Dovrà il Parroco fare tutte le funzioni Parrochiali e processioni come si usa in ogni parrocchia della Diocesi ed applicare la Messa per il popolo nei giorni festivi, accompagnare i cadaveri al nuovo cimitero, facendone la levata nella casa in cui sarà seguito il decesso e fare gratuitamente la novena del S. Natale e di Pentecoste …».
Ultimate le dovute pratiche, il 31 dicembre dello stesso anno mons. Losana firmava il decreto della erezione della nuova parrocchia di Botto. In essa si ribadiscono i motivi già altre volte addotti e cioè: «… considerata la distanza delle frazioni di Botto, Vaudano, Pot, della Matrice di Trivero e la difficoltà degli abitanti di recarvisi specialmente nel tempo invernale per ricevere i S. Sacramenti e per udir la parola di Dio …, con la nostra ordinaria autorità dichiariamo le tre suddette Frazioni separate ossia smembrate dalla Parrochia di S. Quirico ed erigiamo e costituiamo in Parrochia la Chiesa di S. Elisabetta con tutti i diritti e i privilegi spettanti pei sacri canoni e per la consuetudine alle Chiese Parrochiali, con il titolo di prepositura e sotto l’invocazione di S. Elisabetta … Il presente decreto andrà in vigore subito dopo la sua pubblicazione che avverrà per affissione dell’esemplare autentico alla porta della nostra Chiesa Cattedrale e alle porte delle Chiese di S. Quirico di Trivero e della nuova Parrocchia».
Come riconoscimento verso la Matrice si impose di offrire ogni anno alla chiesa parrocchiale di Trivero due libbre di cera lavorata, usanza estinta nel 1878, dietro versamento di £. 91,50.
La cronaca parrocchiale, data la sua breve esistenza, non registra casi di rilievo all’infuori di un incendio che distrusse tredici case del cantone Vaudano il 9 maggio 1871 e il crollo di parte della chiesa, a causa della neve, nel pomeriggio del 26 febbraio 1888. L’incendio arrecò una sola vittima e si fermò all’altezza di una casa su cui era dipinta un’immagine della Madonna. Il Vescovo mons. Losana interessò del fatto l’intera diocesi ordinando una colletta a favore dei sinistrati. Il crollo della volta e del tetto della chiesa avvenne di domenica, appena la gente era uscita dalla funzione pomeridiana. Non fece vittime, ma recò gravi danni all’edificio e alla borsa della chiesa. Ci fu una gara di solidarietà tra la popolazione per rimuovere le macerie, tanto che la domenica seguente, pur senza riparo alcuno, in essa si celebravano nuovamente le funzioni e in seguito tutto veniva ricostruito nelle forme attuali.
Il fondatore della parrocchia, D. Ubertalli, tentò pure di edificare una nuova casa per il parroco più vicina alla chiesa, ma non vi riuscì perché nessuno gli vendette il terreno adatto. Fece però rimodernare l’antica casa del cappellano, che inaugurò il 17 aprile 1850.
Nella chiesa di Botto si fondò l’ultima confraternita di disciplini della Diocesi, che fu dedicata al Suffragio e la cui erezione risale al 22 marzo 1872. Era aggregata all’arciconfraternita di S. Maria in Monterone di Roma e aveva sede in un altare laterale, che portava lo stesso titolo.
L’archivio parrocchiale conserva i soli registri anagrafici. Tutti gli altri documenti, tra cui un libro dei conti dell’antico oratorio, che iniziava col 1686, andarono dispersi durante l’ultima vacanza della parrocchia.
I PARROCI DI BOTTO
Bartolomeo Ubertalli di Castagnea (1840 – 1865)
Nato a Castagne nel 1801 da Pietro Ubertalli e Maria Zignone, fu per vari anni cappellano a Botto. Fu il fondatore della parrocchia, di cui divenne benefattore e primo parroco. In tale ufficio rimase 25 anni e morì in paese il 22 gennaio 1865, all’età di 64 anni e fu sepolto nel presbitero della chiesa, davanti l’altare maggiore. Sul suo sepolcro era stata messa una lapide che diceva così: «Sac. Bart. Ubertalli – e Castagnea – paraeciam fundavit dotavit – obiit in die 22 jan. an. 1865 – hic iacet in pace Christi». Alla sua morte fu nominato economo spirituale D. Giuseppe Musso.
Giuseppe Musso di Pettinengo (1865 – 1882)
Nativo di Pettinengo, era stato precettore del grande statista biellese Quintino Sella. Quando, con decreto vescovile del 9 giugno 1865 fu nominato parroco di Botto, aveva già 63 anni. Fece il suo solenne ingresso il 30 luglio successivo. Ampliò la chiesa e dovette sostenere non poche liti per difendere i diritti parrocchiali. Morì il 27 gennaio 1882 e fu sepolto nel cimitero, presso il muro di cinta. Lasciò le sue sostanze per la fondazione di un Asilo Infantile a Pettinengo. Fu nominato economo spirituale D. Pietro Bocchio.
Pietro Bocchio di Strona (1882 – 1894)
Originario di Strona, fu eletto parroco di Botto, dov’era economo spirituale, con decreto vescovile del 5 maggio 1882. Toccò a lui ricostruire la volta e il tetto della navata della chiesa, crollati il 26 febbraio 1888 a causa della neve. Il 9 ottobre 1894 fu nominato parroco e vicario foraneo di Mosso S. Maria, ove morì il 15 aprile 1912. In un volumetto sulla storia del santuario della Brughiera, così è narrata la sua vocazione sacerdotale: «Nel 1872, Bocchio Pietro, all’età di 20 anni, deliberò di farsi sacerdote. Si raccomanda al parroco di Bulliana per la scuola. Ma che ? Con tutta la buona volontà stentava intendere e ritenere, era per rimetter lo studio. Ma no, ispirato portarsi al Santuario prega la Madonna e s’acqueta, riprega ed intende; anzi nel giorno dell’Annunciazione in questo stesso Santuario vestì l’abito chiericale, andò poscia in Seminario, prese lodevolmente il suo esame di latinità preceduto da soli due anni di studio, a suo tempo fu ordinato sacerdote, poscia per riconoscenza alla Madonna ed al maestro venne a Bulliana per vice parroco, quindi previo concorso fu nominato parroco di Botto, ove disimpegna degnamente i suoi doveri ecclesiastici».
Nella vacanza della parrocchia fu nominato economo spirituale D. Giuseppe Bonino.
Giuseppe Bonino di Torrazzo (1895 – 1954)
Nato a Torrazzo il 2 aprile 1866, fu a Biella allievo di Padre Gurgo, singolare figura di educatore. Ordinato sacerdote il 24 dicembre 1889, fu mandato viceparroco a Graglia e poi fu nominato dapprima economo spirituale e poi parroco di Botto. La sua nomina porta la data del 1 marzo 1895 e il suo possesso quella del 14 luglio dello stesso anno. Restaurò la chiesa, ricostruì il campanile, rimodernò gli altari e gli arredi. Morì dopo lunga malattia il 2 aprile 1954, all’età di 88 anni. Ala sua morte fu nominato economo spirituale D. Carlo Fantone, da qualche tempo già vicario adiutore della parrocchia.
Carlo Fantone di Ponderano (1954 – 1995)
Nacque a Santhià il 5 gennaio 1922 da Carlo Fantone e Giovanna Ferraris e ricevette l’ordinazione sacerdotale il 28 agosto 1949. Nelle stesso anno fu viceparroco a Miagliano e nel 1951 a Cavaglià. Nel 1953 fu nominato vicario adiutore di Botto e nell’anno seguente economo spirituale. Ottenne la parrocchia con decreto vescovile del 1 giugno 1954 e ne prese possesso il 28 novembre successivo. Insegnante di religione presso l’Istituto Alberghiero di Trivero, dall’apertura fino al 31 agosto 1991, ove ricoprì la carica di vice-preside dal 1976 al 1991. Morì presso l’Ospedale delle Molinette di Torino il 3 febbraio 1995.
Secondino Lanzone di Crocemosso (1996 – 2003)
Nato a Crocemosso il 22 ottobre 1926 da Ugolino Lanzone e Florinda Stella, studiò presso il seminario diocesano e fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1950. Nello stesso anno fu mandato viceparroco a Vallemosso. Con decreto vescovile del 22 marzo 1955 fu nominato parroco di Castagnea, di cui prese possesso il 19 maggio successivo. Fu trasferito a Trivero il 7 novembre 1960. solennemente accolto dalla popolazione il 18 dicembre dello stesso anno.
Nominato prevosto della parrocchia di Botto il 1 giugno 1996, ne prese possesso il 5 giugno dello stesso anno.
Nominato prevosto della parrocchia di Bulliana il 1 dicembre 1996, ne prese possesso il 3 dicembre dello stesso anno.
Rinuncia agli incarichi parrocchiali il 1 settembre 2003 per diventare Rettore del Santuario della Madonna della Brughiera.
Gianni Pedrolini di Trivero (2003 -)
Nato a Trivero il 12/07/1941. Viene ordinato Sacerdote il 25 giugno 1967.
LA CHIESA PARROCCHIALE DI BOTTO
In più antico documento che ricordi questa chiesa, detta comunemente «S. Maria Elisabet», è la Visita Pastorale del 1606, dove si legge: «Visitavit Oratorium Visitat.nis Beate Marie ad Elisabet super finibus Triverij unde distat ad miliare jn cantono d.° de bottis absque titulo et redditu, tegulis tectum, non pavimentatum cum muris interioribus et in fronte rudibus, cum duabus fenestris in fronte positis humilibus muro obturandis, et murus lateralis aliqua ex parte est apertus in summitate. Super porta nulle sunt sacre imagines et in eius fronte deest crux lignea. Desiderant illud amplius facere fabricando retro Altare, quod omnino faciundum est altiores faciendo muros laterales ut possit construi fornix decen. altitudinis. Oculus super porta positus caret opere clatrati et specularibus. Altare est indecentissimum in forma semicirculi constructum cum bradella tolerabili nudum et omnibus destitutum et a lateribus attingit murum et ad illud celebratur quod ferendum non est. Casu quo cito non fabricetur retro illud spatium semicirculi ubi est Altare muro obturetur, et ubi est bradella construatur Altare … Jnterdicta est in eo celebratio donec. Desideratur vas aque sancte. Minister eleemosinarum est Jo. botius. Non reddunt rationes».
Questa prima descrizione ci fa quindi sapere che la chiesa di Botto era una costruzione di modeste dimensioni, ricoperta solamente dal tetto, priva di pavimento, coi muri ancora al rustico, con una piccola abside semicircolare, occupata per intero dall’unico altare. I frazionisti avevano però il desiderio di ampliarla, il che trovò l’approvazione del Vescovo e i suoi suggerimenti. I voti si tradussero ben presto in realtà. Infatti nel rendiconto dek 1619 si trova che egli spese le offerte raccolte «in far fare il choro di d.° oratorio». Nel 1622 si trovano alcune somme impiegate nell’acquisto di tegole «per finir di coprir d.° oratorio» e nel 1625 «per le quatro piture fatte dipingere in d.° Coro dell’oratorio cioè la Vergine Santissima col fig.lo jn braccio, la visitazione, la S.ma mad.a dall’oropa et S.to gioanni». Altri lavori furono compiuti intorno al 1639, poiché si riscontrarono spese «per condur boschi per la fornace e condotte da vino» per i mastri.
L’edificio era già ultimato nel 1661, tanto che nella Visita Pastorale di tale anno fu così annotato: «Visitavit oratorium sub tit.° B. V. M. Visitationis in Cantono detta di Botta quod est fornicatum et pavimentatum et pariter decenter ornatum de necessarijs pro sacro faciendo cuius est Prior Bartholomeus Botta … Habet petias duas terre Prati et Castagneti ex quibus percipiuntur quot annis £. 11. Deest vas aque benedicte».
Lusinghieri sono gli elogi che la Visita Pastorale del 1665 fa di questa chiesa, unitamente all’affermazione che era diventata un piccolo santuario mariano, a cui accorrevano le genti anche dalle frazioni vicine: «Visitavit inde Oratorium S. Marie Elisabet in Cantono de Botto et Vaudano appelat. jn quo celebratur tantum interdiu ex devotione. Eccl.ia vere pulchra et prepolita et ad eam asseritur magnum adere concursum populi ad vota redddend. ob varias gratias impetratas, ut ex varijs votis appensis. Bona quedam habet redd. duorum aureorum et eleemosinas in aliqua quantitate que jnsumuntur jn servitium Eccl.ie … Altare habet requisita ad celebrationem Misse. Debitores nonnulli compellendi».
La presenza di circa duecento persone, raggruppate in trenta famiglie, dimoranti in questi due cantoni indussero il Vescovo a concedere la Messa festiva per il periodo invernale: «Attesa la lontananza dalla parrochiale si concede che jn questa Chiesa si possi far celebrar la messa ne giorni di festa per un Capellano da provedersi però alle spese proprie de particolari e da approvarsi da noi, con che si oblighi di far la dottrina Christiana e se sara possibile cioè dalla festa di tutti i Santi sino alla pasqua».
Dal 1681 il permesso fu esteso a tutto l’anno, rinnovabile annualmete, con obbligo però ai frazionisti di supplire di persona al mantenimento del cappellano, in caso non fossero sufficienti le entrate della chiesa. Per tutto il secolo XVII non vi fu sacrestia, né si costruì il campanile e l’unica campana era collocata su una sporgenza del tetto. E’ quanto si legge nella Visita Pastorale del 1692: «… visitatum fuit Oratorium Visitat. B. M. V. … Altare recte provisum et decenter ornatum extat … Abacus est recte constructa, jn qua reponutur Paramenta, Vasa Sacra et alia Suppellectilia ad Misse celebrationem et Altaris ornatum necessaria … Confessionale tolleratur … Redditus consistunt in censibus … Est etiam Campanula …».
Da un registro dei conti antico si viene a sapere che nel 1691 si fece costruire un confessionale e restaurare «il credenzone» dei paramenti, mobile quest’ultimo ancora esistente nella sacrestia, di buona fattura di artigianato locale, anche se in parte rifatto (vi esiste pure un altro armadio a pannelli scolpiti, risalente al sec. XVIII). Nel 1701 e 1702 si trovano le spese per ricostruire la casa della chiesa.
La chiesa seicentesca fu conservata fino alla fine del XVIII secolo, quando si diede inizio alla ricostruzione nelle forme attuali. Si cominciò dal coro e presbitero. Nella supplica al Vescovo per la benedizione di questa prima parte si legge: «L’amministrazione del Oratorio sotto il titolo della Visitazione della B. M. Vergine eretto nel cantone Botto Parochia di Trivero e tutti gli altri particolari benefattori del medesimo rappresentano che avendo fatto costruire e dilatare il Coro e l’altare, previe le dovute permissioni, benchè il detto Coro sia ancora unito al rimanente della vecchia fabricha, per maggior decenza converrebbe che fosse benedetto …». Mons. G. B. Canaveri, con decreto del 12 luglio 1798, delegava per la benedizione l’economo spirituale di Trivero, D. G. Pietro Ubertalli, che procedeva al rito il 17 dello stesso mese. Attorno a questo coro si era lavorato alcuni anni, poiché nelle spese dal 1791 al 1794 si trovano già elencate somme «per far piccar delle pietre pel coro della chiesa», «per il dissegno del Coro», «per calcina pel Coro».
Negli anni successivi, con la speranza di erigere l’oratorio in chiesa parrocchiale, fu rifatta anche la navata. Nel 1824 si fece scolpire dallo Zaninetti di Crevacuore un baldacchino di legno per l’altare e nel 1840 un battistero dal falegname Catella, con crocifisso scolpito dallo Zaninetti. Nel 1839 un falegname di Coggiola, eseguì il pulpito e nel 1846 ancora lo Zaninetti «il quadro titolare».
In un Inventario del 1865 la chiesa è così descritta: «E’ in mediocre stato col campanile ed una campana sola, con coro proporzionato che serve pure da sacrestia, avente due altari, cioè il maggiore in massoneria e l’altro in legno dedicato a S. Antonio e che sotto la mensa serve anche di guardaroba … Il quadro titolare rappresentante la Visitazione di M. V. in buon stato … Pulpito in ottimo stato colla sua Croce, orchestra … Battistero incavato nel muro … Scala a mano che dall’orchestra communica col campanile. Piccolo quadro di bosco … rappresentante le anime del purgatorio vicino alla porta della Chiesa dalla parte oposta al batistero».
Nel 1869 la chiesa venne notevolmente ampliata. Esiste in A. P. «una scrittura privata del 21 gennaio 1869 portante capitolazione tra l’Amministrazione della Chiesa parrocchiale di Trivero-Botto ed i Signori Fila Giardino Giovan Antonio e Pietro fratelli fu Quirico dello stesso luogo muratori, per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale». Negli anni immediatamente precedente si era costruita la sacrestia, che serviva anche da scuola pubblica e un nuovo campanile, al posto del campaniletto che sorgeva sui muri della facciata della chiesa.
Infatti nell’Inventario del 1882 era così descritta: «La Chiesa è in buono stato, ampliata e ricostruita per opera del Sig. D. Musso (1865-82) e della popolazione. Ove si costruì di nuovo il campanile, in cui vi sono due campane, l’orologgio; la sacrestia, sopra la quale una sala che serve pel presente ad uso di scuola comunale … Nell’interno della Chiesa trovasi il coro proporzionato alla chiesa con doppio circolo di sedili a comodo dei cantori, l’altare maggiore in massoneria dedicato alla Visitazione di Maria SS. a S. Elisabetta. Nell’amplificazione della chiesa in cornu Evangelij vi esiste un altare di mattoni dedicato al SS. Cuore di Gesù e di Maria, un altro pure di mattoni dedicato alle anime purganti, tutti e due in mediocre stato. Dalla parte in cornu Epistolae vi esiste un altare dedicato a Maria Ausiliatrice, S. Giuseppe e S. Antonio, un altro dedicato a S. Gio. Battista che amministra il Battesimo a Gesù Cristo … in mediocre stato. Alla destra entrando dalla porta maggiore, vicino all’altare di S. Giambattista vi esiste il Battistero … il quale è formato a guisa di credenza … L’altare di legno dedicato nel 1865 a S. Antonio … trovasi ora in casa parrocchiale in una camera del 2° piano …»
Nel pomeriggio della domenica 26 febbraio 1888 una abbondante nevicata fece crollare la volta e il tetto della chiesa. Fu rifatta nelle forme attuali, con quattro cappelle minori, dove trovarono posto il battistero (rifatto in marmo nel 1929) e tre altari, dedicati al Suffragio (scomparso), a S. Giuseppe e alla Madonna di Oropa (di recente rifatti in pietra). La pianta dell’edificio, ad unica navata, è a forma di rettangolo con abside semicircolare. La decorazione fu eseguita nel 1916 da Crida e Aluffo. L’organo proviene dalla parrocchia di Cossato e fu eseguito dalla ditta Gambarotta, Percivalle e Bagnasco. In questi ultimi anni il presbitero fu sistemato secondo le nuove disposizioni liturgiche. La sacrestia non conserva paramenti e argenterie di pregio. Vi è però un Crocifisso di legno dipinto, di notevoli dimensioni, rustico lavoro di artigianato locale del secolo XVII. Inoltre sono da ricordare una croce astile di ottone del secolo XVII, un reliquiario di legno argentato e un turibolo di rame argentato del secolo XVIII.
Il campanile ottocentesco fu in parte demolito e ricostruito nella struttura attuale nel 1929 a spese del cav. Egidio Ferla. Una lapide così testimonia la ricostruzione: Con atto munifico e pio – Egidio Ferla industriale – auspice il Prevosto D. Giuseppe Bonino – elevando l’umile campanile antico – portava degna corona e decoro all’amata Chiesa Parrocchiale – La popolazione esultante – a perenne memoria – 1929.
Il cimitero fu costruito nel 1839 con la fondazione della parrocchia e benedetto in seguito a decreto vescovile del 31 dicembre dello stesso anno. Nel 1887 fu notevolmente ampliato e ribenedetto per concessione vescovile del 31 agosto.
Sul territorio della parrocchia di Botto non esistono oratori.
























